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Per copertura raggiungibile in sicurezza s’intende una copertura che può essere raggiunta per le necessarie manutenzioni senza pericolo per l’incolumità della persona che vi debba operare.

Una copertura raggiungibile è tale se la sua superficie è raggiungibile in sicurezza. Essa infatti deve essere munita di un sistema di sicurezza anticaduta che garantisca all’operatore di lavorare senza rischio di caduta. Il sistema di sicurezza può essere rappresentato da un Dispositivo di protezione collettiva, come un parapetto, oppure mediante l’uso di linee vita e ancoraggi fissi.

Il sistema di sicurezza in trattenuta è da prediligere rispetto al sistema di arresto della caduta per impedire che il lavoratore possa cadere oltre il bordo della copertura. Infatti, solitamente è previsto un cordino di lunghezza massima 2 metri e un punto di ancoraggio.

Distanza e posizionamento degli ancoraggi

Per quanto riguarda i sistemi di trattenuta è consigliabile aumentare il numero di ancoraggi supplementari in maniera che il lavoratore possa usufruire allo stesso momento del sistema di ancoraggio principale e del cordino da agganciare agli ancoraggi supplementari. Questo è più sicuro che lasciare valutare ogni volta la lunghezza del sistema di trattenuta al soggetto operatore.

Per attuare un’adeguata valutazione del corretto posizionamento degli ancoraggi si deve prendere in riferimento la circonferenza del raggio formato dalla lunghezza del cordino a partire dalla linea vita rigida o flessibile. La linea vita installata insieme agli altri ancoraggi puntuali devono consentire la raggiungibilità della copertura.

Si ricorda che la distanza tra due punti di ancoraggio deve essere inferiore a 2 metri per far sì che per l’operatore sia semplice spostarsi sulla copertura. Inoltre, il numero di ancoraggi puntuali da installare è limitato, pertanto, in caso di distanze maggiori è consigliabile installare sistemi di sicurezza anticaduta che sono conformi alla norma UNI 353. Questa soluzione è da utilizzare solo dopo un’attenta valutazione del contesto in quanto prevede da parte dell’operatore una serie di procedure maggiori rispetto a quelle precedentemente descritte, cosa che può compromettere la sua sicurezza.

Da un’attenta valutazione del rischio ne consegue una corretta progettazione del sistema, che permette di rendere efficaci le misure di sicurezza predisposte.

Protezione delle estremità della copertura

Quando sulla copertura ci sono elementi di criticità come forti pendenze, canne fumarie, impianti, antenne, è necessaria l’installazione di dispositivi di ancoraggio accessori. Infatti è consigliato predisporre il sistema principale anticaduta sulla trave di colmo lasciando però spazio di qualche metro alle estremità per non incorrere nel rischio caduta. Il metodo migliore per avere un buon raggiungimento anche degli angoli della copertura sarebbe quello di convergere il lavoro in trattenuta e la riduzione del rischio di caduta tramite ancoraggi supplementari.

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Caduta dall’alto misure preventive per la sicurezza

La caduta dall’alto rappresenta indubbiamente una delle principali cause d’infortunio sul lavoro. Collegata alle cosiddette lavorazioni in quota, è certamente riscontrabile in tutte le attività industriali, ma diviene rischio “principe” quando si affronta il settore delle costruzioni e dell’ingegneria civile.

Nel rischio di caduta il lavoratore non è in grado di percepire l’entità del danno finché l’evento non si verifica; spesso, per sottovalutazione della situazione o troppa sicurezza, non si tiene conto di questo aspetto.

Caduta per sfondamento di copertura

Questa specifica modalità di incidente costituisce la prima causa di morte per caduta dall’alto (23,2%). Occorre, dunque che sia segnalato adeguatamente il divieto di passaggio degli operatori su coperture non portanti presenti nell’area di lavoro. Si evidenzia la necessità di dotare l’area di lavoro con opportuni piani di camminamento per effettuare i lavori in sicurezza e di disporre impalcati di protezione o reti di sicurezza al di sotto della copertura.  Se non è possibile adottare tali misure collettive, si rende necessario dotare gli operatori di sistemi di protezione individuali idonei per l’uso specifico

imbracatura del corpo;

connettore;

cordino;

assorbitore di energia;

dispositivi retrattili;

guide o linee vita flessibili;

guide o linee vita rigide;

dispositivo di ancoraggio.

Caduta da scale portatili

Per evitare cadute da scale portatili, è opportuno non utilizzare quelle in dotazione all’azienda da molto tempo con caratteristiche ormai superate e non rispondenti alla norma UNI EN 131 che prevede che siano accompagnate dal nome del fabbricante, dichiarazione di conformità alla succitata norma tecnica, riportante tipo di scala, anno e mese di fabbricazione, carico max ammissibile, angolo d’inclinazione, ecc. Non è richiesta la marcatura CE ma la più recente versione della UNI EN 2018 ha confermato l’obbligo che vengano accompagnate anche da un manuale e dalle istruzioni per l’uso; inoltre devono essere costruite con materiale adatto alle condizioni di impiego e devono inoltre essere provviste di dispositivi antisdrucciolevoli alle estremità inferiori dei due montanti e di ganci di trattenuta o dispositivi antisdrucciolevoli alle estremità superiori. È inoltre obbligatorio indossare calzature ad uso professionale ed è vietato l’utilizzo delle scale a piedi nudi, scarpe con tacchi alti, sandali.

Caduta da parte fissa dell’edificio

Riferibile alle modalità operative del lavoratore, con un problema che in circa un caso su quattro riguarda un errore nella procedura per cui il lavoratore perde l’equilibrio. Le problematiche riscontrate si riferiscono, per il primo fattore, al mancato utilizzo del DPI risultato non fornito al lavoratore in due casi su tre. Per quanto attiene il secondo fattore, l’assenza di punti di ancoraggio delle linee vita, di parapetti e di protezioni in quota si verifica in circa tre casi su cinque;

Caduta all’interno di varco

Per impedire infortuni da caduta all’interno di varco devono essere previste idonee protezioni e segnalazioni, individuabili anche in condizione di scarsa visibilità, tutte le volte che vengono lasciate aperture nei solai o nelle piattaforme di lavoro, per poter così eliminare il rischio di caduta dall’alto.

Caduta da mezzi di sollevamento o per altri lavori in quota

Al fine di ridurre l’accadimento di incidenti relativi a caduta da mezzi di sollevamento o per lavori in quota si rende necessario infine un riferimento all’ottemperanza dei principali obblighi di formazione e di addestramento del lavoratore nell’utilizzo di macchinari dotati di postazioni in quota.

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Devi installare una linea vita sul tetto della tua casa ma hai paura di spendere troppo? In realtà, l’installazione di una linea vita ti consente di risparmiare sempre.

Vediamo come.

Lavori su tetto

I lavori su tetto sono tanti: tra questi ci sono ad esempio la pulizia delle grondaie, la pulizia di un pannello solare, la sostituzione di alcune tegole del tetto, la manutenzione di un condizionatore esterno o di un’antenna televisiva. Installare un sistema atto a prevenire le cadute dall’alto su di un tetto già esistente, come ad esempio un condominio, consente di svolgere diversi lavori in quota senza spendere ogni volta il noleggio dell’impalcatura o del parapetto provvisorio, oltre che l’occupazione del suolo pubblico. Questo si traduce in un lavoro più veloce ed efficiente permettendo agli operatori l’accesso in sicurezza all’interno dei cantieri, senza l’installazione di ponteggi, parapetti o ponteggi aerei, con una riduzione considerevole dei costi.

Sanzioni e violazioni

Purtroppo, ogni anno in Italia vengono registrati oltre 66.000 incidenti sul lavoro nel settore dell’edilizia, 200 dei quali si rivelano mortali. Grazie però alle linee vita, è possibile garantire la sicurezza di chi opera in quota, consentendo una salita ed un movimento sicuro sul tetto permettendo una maggiore libertà di movimento.

Cosa succede in caso di mancata installazione delle linee vita?

DATORE DI LAVORO E DIRIGENTE. Arresto da 3 a 6 mesi o ammenda da circa 1.500 a 4.000 euro se:

  • Non forniscono i necessari e idonei mezzi di protezione.

PREPOSTI. Arresto fino a 2 mesi o ammenda da circa 150 a 1.000 euro se:

  • Non forniscono i necessari e idonei mezzi di protezione e le relative istruzioni comprensibili per i lavoratori.
  • Non informano preliminarmente il lavoratore sui rischi.
  • Non rendono disponibili le informazioni.

LAVORATORI. Arresto fino ad un mese o ammenda da circa 200 a 600 euro se:

  • non utilizzano in modo appropriato i D.P.I. conformemente alle istruzioni ricevute.

Sei ancora sicuro che l’installazione di una linea vita ti costi troppo?

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Troverai tutto il supporto necessario per lo svolgimento della parte burocratica, la realizzazione e l’installazione relativa alla tua linea vita.

La manutenzione delle linee vita, ordinaria o straordinaria, è un obbligo normativo.

Secondo le norme vigenti, vi è l’obbligo di verificare la “regolare manutenzione degli ambienti, attrezzature, impianti, con particolare riguardo ai dispositivi di sicurezza in conformità alle indicazioni dei fabbricanti”, nel rispetto delle norme tecniche di riferimento.

La revisione tutela anche il proprietario dell’immobile o committente (coordinatore dei lavori o amministratore di condominio) da eventuali responsabilità penali e civili per eventuali incidenti o infortuni.

Tutti i proprietari, i committenti e gli amministratori di condominio sono tenuti ad effettuare la revisione del sistema anticaduta:

Almeno ogni 2 anni con ispezione periodica visiva (presenza di ossidazione, deformazioni, infiltrazioni, ecc..) e controllo della presenza della documentazione a corredo dell’impianto;

Almeno ogni 4 anni con ispezione strumentale della struttura di supporto e degli ancoranti (verifica della tenuta del supporto e dei dispositivi con prove di carico in loco).

In che cosa consiste la manutenzione linea vita?

La manutenzione di una linea vita può essere di carattere ordinario o straordinario.

Se si parla di manutenzione ordinaria, essa consiste nella verifica periodica delle condizioni di sicurezza ed efficacia della linea vita e nell’eventuale ripristino delle stesse.  Una manutenzione ordinaria per essere a norma di legge deve seguire un determinato programma di ispezione, volto a rilevare eventuali anomalie che inficino il corretto funzionamento del dispositivo anticaduta. Nello specifico l’ispezione periodica è finalizzata a verificare i punti di ancoraggio, il loro tensionamento, il controllo e l’eventuale messa a punto degli assorbitori di energia, il controllo e l’eventuale ripristino dell’integrità dei punti terminali, la risoluzione di eventuali deformazioni e/o corrosioni degli elementi terminali.

In caso di manutenzione straordinaria, invece, l’intervento non procede da una verifica periodica, bensì da una verifica predisposta ad hoc in corrispondenza di un evento che ha fatto venire meno i già citati requisiti di sicurezza ed efficacia.

Di norma, si ricorre alla manutenzione straordinaria in caso di guasti più o meno importanti, in grado di mettere in pericolo nell’immediato i lavoratori (o chiunque si trovi a svolgere un’attività sulla copertura o sul tetto).

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Chi è LINEA VITA MARCHE?

Linea Vita Marche si occupa di produrre e fornire linee vita e sistemi anticaduta per la protezione del lavoro in quota. La corretta fornitura di materiale in questo ambito relativo alla sicurezza non può prescindere la corretta e migliore progettazione del sistema e uno studio, in base alla metodologia di lavoro, dei migliori DPI da utilizzare.

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Revisionare i dpi anticaduta è di fondamentale importanza per due ragioni: garantisce una maggiore sicurezza per i lavoratori e permette di ottenere un notevole risparmio evitando la sostituzione dei dispositivi.

Qualsiasi Datore di Lavoro che abbia fornito in dotazione ai propri lavoratori dei DPI (Dipositivi di protezione individuale) anticaduta deve ricordarsi di far effettuare quella che in gergo viene detta “revisione” almeno una volta l’anno.  Il mancato rispetto degli obblighi di revisione dei dpi anticaduta e della loro messa in sicurezza comporta rischio di gravi incidenti sul lavoro e pesanti sanzioni nei confronti del datore di lavoro.

In cosa consiste la revisione?

Le revisioni dpi anticaduta prevedono un minuzioso controllo del dispositivo e devono essere condotte da personale competente, che abbia una profonda conoscenza degli attuali requisiti d’ispezione e delle istruzioni fornite dal fabbricante.

La revisione dei dpi anticaduta non è però il solo intervento esistente tra i possibili controlli. A questo proposito, la normativa EN 365, che regola i dpi contro le cadute dall’alto, prevede 3 tipi di intervento diverso a seconda di quanto richiesto dalle condizioni del dispositivo di protezione individuale anticaduta:

Manutenzione: mantenimento del dpi in uno stato di funzionamento sicuro mediante azioni preventive come la pulizia. Questo tipo di interventi devono essere eseguiti dall’utilizzatore secondo le istruzioni presenti nella nota informativa del prodotto.

Ispezione periodica: è la revisione del dpi anticaduta vera e propria, da eseguire regolarmente almeno ogni 12 mesi, durante la quale si ispeziona il dpi in modo approfondito per identificare difetti o malfunzionamenti. Si tratta di un intervento eseguibile solo dal personale specializzato e secondo le procedure di ispezione periodica del fabbricante.

Riparazione: nel caso in cui sorgano dubbi o effettivi malfunzionamenti, una persona competente può procedere con la riparazione del dpi, se effettivamente riparabile e se l’intervento è autorizzato dal fabbricante.

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Quali devono essere i requisiti installatori linee vita

Il montaggio delle linee vita esige molte conoscenze e qualifiche allo scopo di soddisfare tutti i requisiti di sicurezza richiesti dalla legge.

Questo significa che una linea vita non può essere montata da chiunque: solo i professionisti del settore, abilitati dal fornitore dei sistemi da installare, possono procedere a svolgere questo compito in accordo con le disposizioni di legge.

Ma quali sono i requisiti richiesti all’installatore di linee vita?

La nostra azienda dispone di personale qualificato specificamente dedicato all’installazione delle linee vita.

In effetti, sia i punti di ancoraggio, sia le linee vita richiedono uno studio completo di tutte le caratteristiche peculiari di ogni situazione e luogo di lavoro: questo determina appunto l’enorme diversità di dispositivi di ancoraggio attualmente presenti sul mercato. Ogni soluzione va studiata ad hoc, tenendo conto appunto di tutte le variabili che potrebbero influenzare l’eventuale caduta dall’alto.

In ogni caso, tutto il processo ruota intorno al tecnico abilitato, ovvero quel professionista specificatamente competente in questa materia che dà indicazioni sul fissaggio dei punti di ancoraggio e deve scegliere un sistema che possieda una certificazione adeguata. Una linea vita, infatti, può essere venduta solamente quando è corredata sia dal manuale di utilizzo, sia dalla dichiarazione di conformità. Quindi, le eventuali criticità dovrebbero essere circoscritte al momento dell’installazione e, proprio per questo, il tecnico abilitato deve assumersi la responsabilità di dirigere gli installatori nel modo migliore.

Una volta ricevute tutte le indicazioni dal tecnico abilitato, gli installatori possono procedere alla posa in opera che si conclude con il rilascio di una dichiarazione di corretta installazione. Ovviamente, prima di procedere al montaggio del sistema anticaduta, questo dovrà essere collaudato da un progetto a norma di legge.

Questo significa che sarà necessario ricorrere a un progettista, il quale a sua volta potrebbe integrare delle figure professionali esterne per stilare tutti gli elaborati necessari al montaggio della linea di vita. In pratica, il progettista sarà spesso supportato da altri tecnici come ingegneri, architetti e a volte anche geometri.

Sei alla ricerca di un servizio davvero completo, dal preventivo alla posa in opera corredata da tutte le certificazioni necessarie?

Allora siamo il fornitore adatto alle tue esigenze!

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Da qualche anno normative regionali, ove esistenti, e le delibere delle ASL Provinciali, hanno introdotto l’obbligo, oltre che di installazione di linea vita e dispositivi anticaduta in caso di nuovi edifici o di rifacimento della copertura, di un fascicolo tecnico e la certificazione linea vita

Che cosa è il fascicolo?

Il fascicolo dell’opera è il documento contenente le informazioni utili ai fini della prevenzione e della protezione dai rischi cui sono esposti i lavoratori durante gli interventi di manutenzione sull’opera successivamente alla sua esecuzione.

Ove non sia previsto il fascicolo, sarà cura del progettista redigere un documento analogo: tale fascicolo alternativo viene comunemente definito “fascicolo tecnico” od “elaborato tecnico” della copertura.

Il fascicolo deve contenere i seguenti documenti:

elaborati grafici in scala

relazione tecnica illustrativa delle soluzioni progettuali

planimetria in scala adeguata della copertura, evidenziando il punto di accesso e la presenza di eventuali dispositivi di ancoraggio, linee di ancoraggio o ganci di sicurezza da tetto

relazione di calcolo, redatta da un professionista abilitato, contenente la verifica della resistenza degli elementi strutturali della copertura alle azioni trasmesse dagli ancoraggi e il progetto del relativo sistema di fissaggio

certificazione del produttore di dispositivi di ancoraggio, linee di ancoraggio e/o ganci di sicurezza da tetto, secondo le norme UNI-EN 795 ed UNI-EN 517

dichiarazione di conformità dell’installatore riguardante la corretta installazione di eventuali dispositivi di ancoraggio, linee di ancoraggio e/o ganci di sicurezza da tetto, in cui sia indicato il rispetto delle norme di buona tecnica e delle indicazioni del produttore

manuale d’uso degli eventuali dispositivi di ancoraggio, linee di ancoraggio e/o ganci di sicurezza da tetto installati, con eventuale documentazione fotografica

programma di manutenzione degli eventuali dispositivi di ancoraggio, linee di ancoraggio e/o ganci di sicurezza da tetto installati.

La copia del fascicolo tecnico e certificazione linea vita viene allegata alla richiesta di abitabilità o di agibilità del fabbricato o collaudo per fine lavori; deve essere fornita al proprietario e/o comunque al responsabile dell’immobile (Amministratore condominiale, affittuari, azienda costruttrice, ecc.).

Tutte le linee vita realizzate dalla nostra azienda sono corredate di fascicolo tecnico e relazione di calcolo.

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I DPI devono essere sottoposti a revisione periodica anche in caso di non utilizzo.

Revisionare i dpi è di fondamentale importanza per due ragioni: garantisce una maggiore sicurezza per i lavoratori e permette di ottenere un notevole risparmio evitando la sostituzione dei dispositivi.

Come ogni dispositivo, anche i DPI vanno incontro ad usura dovuta a:

1) invecchiamento del materiale;

2) mancata, parziale o errata manutenzione dello stesso;

3) pulizia che ne determina l’usura.

Diventa quindi di primaria importanza, che ciascuna azienda definisca al suo interno una procedura organizzativa e gestionale di manutenzione e di controllo dei DPI, nonché di monitoraggio circa l’usura dei dispositivi e la loro sostituzione in tutti i casi in cui non è possibile garantirne il corretto funzionamento.

Hai bisogno di personale competente per fare la revisione dei dpi anticaduta?

Quali DPI sono soggetti ad ispezione e con quale frequenza?

I DPI sono soggetti a ispezione periodica se è prevista dai fabbricanti nel libretto d’uso e manutenzione. Semplificando: imbracature, assorbitori di energia (cd. dissipatori), cordini, connettori (cd. moschettoni), dispositivi retrattili, ecc.

L’ispezione deve essere effettuata:

Almeno ogni 12 mesi;

Sempre, se il lavoratore si accorge, nei controlli pre e post utilizzo, di danneggiamenti di vario tipo;

A seguito di cadute.

Chi può farla?

Come previsto dalla UNI EN 365:2005 l’ispezione periodica può essere fatta esclusivamente da persona competente autorizzata dal fabbricante del DPI. La frequenza di un corso lavori in quota non abilita il lavoratore all’ispezione periodica secondo la norma citata.

Diventa inoltre di primaria importanza, l’archiviazione dei libretti di uso e manutenzione dei singoli DPI in dotazione.

Pertanto, il datore di lavoro deve provvedere a:

1) per ogni DPI in dotazione, archiviare il libretto di uso e manutenzione;

2) dall’analisi del libretto, se non indicata formalmente dal costruttore, definire la scadenza del DPI;

3) informare i lavoratori circa i rischi che hanno reso necessario adottare il singolo DPI, le modalità di utilizzo e manutenzione e la scadenza degli stessi;

4) implementare una o più procedure per la gestione dei DPI che prevedano anche il controllo periodico del loro stato e la sostituzione dei DPI usurati o che non garantiscono più adeguata protezione.

Affidati a noi per mantenere in efficienza i tuoi dispositivi!

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La priorità dei dispositivi di protezione collettiva su quelli individuali

La normativa attuale, prevede che per lo svolgimento di tutte le attività lavorative, laddove possibile, si debbano privilegiare dispositivi di protezione collettiva (DPC) rispetto a quelli individuale, in quanto le condizioni di sicurezza che garantiscono i DPC, sono molto superiori a quelle che si generano utilizzando i DPI, oltre al fatto che i sistemi di protezione collettiva proteggono più lavoratori contemporaneamente.

DPC, Dispositivi di protezione collettivi

In base all’attività lavorativa ci sono differenti dispositivi, infatti l’ambito di questi dispositivi di prevenzione e sicurezza sul lavoro è molto ampio e ricopre un ruolo di primo piano nel panorama della sicurezza sui luoghi di lavoro, e nel seguente elenco vedremo quali sono i dispositivi di protezione collettiva più utilizzati in ambito lavorativo.

Ecco la lista dei dispositivi maggiormente utilizzati:

le porte tagliafuoco (queste presentano un grande utilizzo in tantissime realtà lavorative);

reti di sicurezza (soprattutto nei lavori di edilizia);

dispositivi per l’estrazione di fumi o vapori (per esempio le cappe da cucina nella ristorazione oppure le cappe che aspirano i vapori nei laboratori);

rilevatore di incendio;

sistemi di sterilizzazione;

lavaocchi di emergenza;

ponteggi (presenti in tutti i lavori di edilizia);

gruppi di continuità;

corrimano delle scale (presente praticamente in tutte le realtà lavorative);

cappe di sicurezza microbiologica (nei laboratori di ricerca medica);

parapetti provvisori (nei lavori di edilizia);

cappe per rischio chimico e biologico (nei laboratori di ricerca);

sistemi di ricambio dell’aria;

depuratore d’aria.

DPI, Dispositivi di protezione individuale

I Dispositivi di Protezione Individuale vengono classificati in tre categorie:

DPI di prima categoria: sono dispositivi di protezione per attività che hanno rischio minimo e che procurano danni di lieve entità (come l’effetto di vibrazioni, raggi solari, urti lievi, fenomeni atmosferici, ecc).

DPI di seconda categoria: semplicemente, qui vengono inclusi i DPI che non rientrano nelle altre due categorie e che sono legati ad attività con rischio significativo (il D.Lgs. 475/92 non fornisce una vera e propria definizione di tale categoria).

DPI di terza categoria: dispositivi che proteggono il lavoratore da danni gravi o permanenti per la sua salute, o dal rischio di morte. Secondo le norme vigenti in ambito salute e sicurezza sul lavoro, è previsto un addestramento specifico obbligatorio per poterli utilizzare in modo corretto. Alcuni esempi di DPI di terza categoria sono: imbragature, caschi con allaccio sottogola, autorespiratori, guanti ignifughi, ecc.).

In questa categoria rientrano i Dispositivi di Protezione Individuale:

per protezione respiratoria (filtranti);

isolanti;

per ambienti molto caldi (+ di 100°C) o molto freddi (da -50°C in giù);

contro le aggressioni chimiche;

contro le cadute dall’alto;

per protezione dal rischio elettrico.

Attività lavorative sottoposte all’utilizzo di DPI di terza categoria sono, ad esempio, quelle che operano in spazi confinati o lavori in quota.

La scelta di quale sistema di protezione dalle cadute debba essere adottato è di competenza del datore di lavoro, che sceglie il sistema più idoneo in base alla funzione protettiva cui deve adempiere (per esempio non avrebbe alcuna utilità installare un parapetto per proteggersi dal rischio di sfondamento del piano di calpestio).

Linea Vita Marche offre un servizio altamente professionale di consulenza tecnica ed economica relativa all’installazione e la fornitura di dispositivi di protezione. Grazie a un’esperienza maturata negli anni nei più svariati settori d’impresa, Linea Vita Marche è riuscita a costruirsi un know how specifico per ogni situazione e a una rete di contatti con professionisti di fiducia altamente specializzati. Grazie a questo è in grado di individuare la soluzione adeguata e più conveniente per le necessità di sicurezza di ogni cliente, con un risultato garantito.

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Come gestire le emergenze nei lavori in quota

Nell’ambito della gestione delle emergenze il Testo Unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, redatto ai sensi del D.Lgs. 81/2008, prevede le misure di prevenzione e protezione che i Datori di Lavoro sono tenuti ad attuare in termini di primo soccorso, lotta antincendio e in caso di pericolo grave e immediato, quali mezzi di riduzione del danno conseguente a persone e beni o strutture.

All’interno delle aziende queste misure vengono adottate attraverso i piani di sicurezza. I principali obiettivi di un piano di emergenza aziendale sono legati a:

  • limitare i pericoli alle persone;
  • prestare soccorso alle persone colpite;
  • circoscrivere e contenere l’evento per limitare i danni e permettere la ripresa dell’attività produttiva.

Piano di emergenza nei lavori in quota si o no?

Il lavoratore che opera in quota, è esposto a maggiori rischi; tra i più importanti e significativi identifichiamo:

l’errato utilizzo dei sistemi anticaduta;

l’impatto contro ostacoli in fase di caduta;

la sospensione inerte;

traumi legati al sistema di arresto in caso di caduta.

La sospensione inerte è un rischio silenzioso, ma è il rischio maggiore: ci sono pochi minuti utili per intervenire, prima che il lavoratore sospeso possa riportare danni irreversibili o possa addirittura morire, a causa della compressione delle vene negli arti inferiori a causa dell’imbraco.

Laddove non sia attuabile l’intervento dei mezzi di soccorso pubblici, deve essere redatto un Piano di Emergenza che individui i soggetti incaricati del soccorso, le procedure da attuare, le attrezzature necessarie, i punti di ancoraggio da utilizzate e quant’altro necessario per garantire adeguati soccorsi, tenuto conto dello specifico stato dei luoghi.

Quindi, nel caso in cui nei lavori in quota si renda necessario l’uso di un sistema che prevede “l’arresto caduta” (che esponga il lavoratore al rischio di sospensione), all’interno dell’unità di lavoro deve essere prevista la presenza dei dispositivi di soccorso e di lavoratori che posseggano una capacità operativa in grado di garantire autonomamente l’intervento di emergenza di soccorso all’utilizzatore sospeso al sistema di arresto caduta.

L’attuazione delle misure di salvataggio richiede la presenza di almeno due operatori con adeguate competenze tecniche, formati ed addestrati, pronti ad intervenire in caso di necessità.

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